Il dolore cronico è riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei maggiori problemi mondiali di salute pubblica. In Italia tra il 20 e il 25% della popolazione soffre di dolore cronico (circa 13 milioni). Il 90% dei casi è trattabile e curabile, eppure ancora oggi ben il 40% delle persone con dolore cronico non è a conoscenza delle cure disponibili. Trascorrono, inoltre, circa due anni tra l’esordio e il primo accesso medico e i tempi per ricevere una diagnosi corretta sono superiori ai cinque anni.
Giornata Mondiale delle Malattie Rare: intervista a Stefania Tobaldini – Presidente AIAF APS
Intervista a Stefania Tobaldini, Presidente AIAF APS, per parlare dei bisogni delle persone con malattia rara
Il modello biopsicosociale: guardare alla salute e non alla malattia
Il passaggio dal modello biomedico a quello biopsicosociale: guardiamo alla salute e non alla malattia.
La scoperta dell’insulina: Leonard Thompson, il ragazzo con diabete da cui tutto è iniziato.
Si chiamava Leonard Thompson e aveva solo 14 anni quando gli fu somministrata la prima iniezione di insulina della storia. Ed è anche grazie a lui che oggi i 537 milioni di persone con diabete in tutto il mondo possono curarsi, vivere meglio e più a lungo.
Diabete e conseguenze psicosociali: nuovi modelli di gestione
La relazione multifattoriale tra diabete e conseguenze psicosociali rende necessaria una strategia di cura che preveda una maggiore comprensione degli aspetti psicologici ed emotivi legati alla patologia. Diabete: l’altra pandemia del nostro secolo II diabete è un...
Serious Game: il design efficace per la riabilitazione fisica
Gli elementi di design dei Serious game che migliorano i risultati della riabilitazione fisica
Tumore al seno e disuguaglianze
Nonostante il livello medio di salute stia progressivamente aumentando su scala globale, rimangono notevoli differenze in termini di opportunità: il rischio di ammalarsi di tumore e la capacità di curarsi non sono uguali per tutti.
Infatti, le disuguaglianze di tipo economico e sociale, come ad esempio reddito, istruzione, alloggio, lavoro, dieta, cultura, genere, etnia e ambiente, influenzano non solo la probabilità di manifestazione del tumore, ma anche l’accessibilità delle cure, e comportano livelli molto diversi di attenzione alla prevenzione.
Il coinvolgimento come primo passo del percorso di cura
Patient engagement significa far sentire il paziente ascoltato, accolto e coinvolto. Senza questi presupposti non può svilupparsi un vero dialogo tra medico e paziente e, di conseguenza, non è possibile intraprendere un percorso verso la guarigione. Daniela de Maggi, Presidente dell’Associazione Fiocchetto Verde, ci parla del punto di vista dei pazienti obesi.
Una relazione tra il dire e il fare
Il “patient engagement” è un concetto che ANED ha promosso, diffuso e sostenuto sin dai primi giorni di vita dell’Associazione. Ce lo racconta Giuseppe Vanacore, Presidente ANED (Associazione Nazionale Emodializzati). Che cosa è per lei il Patient engagement? Senza...
Favorire la consapevolezza del paziente
Patient engagement significa coinvolgere attivamente il paziente rispetto alla propria patologia, renderlo il più partecipe possibile del proprio percorso di cura, favorendone la consapevolezza rispetto alle difficoltà o ai risultati che può raggiungere.