Epidemiologia: valutare le differenze di sesso e genere negli studi

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Epidemiologia: valutare le differenze di sesso e genere negli studi

epidemiologia: valutare le differenze di sesso e genere negli studi

A cura di Lucia Politi.

Presentare i dati degli studi stratificati per sesso è appropriato, ma non sufficiente. Perché?

Non è sufficiente, principalmente, per il fraintendimento tra le dimensioni del sesso e del genere (spesso usati in modo intercambiabile) che influenza la rilevanza delle due variabili, con implicazioni per le misure di prevenzione, la promozione della salute e le terapie. Questo è il tema di un recente articolo pubblicato dal gruppo “Epidemiologia di genere” dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, che chiarisce che è necessario un cambiamento di paradigma per tenere conto delle differenze di genere e di sesso nell’impostazione del disegno dello studio, della survey o del questionario.

Innanzitutto, è importante sviluppare le giuste ipotesi di ricerca, individuando gli strumenti più appropriati per valutarle. Inoltre, quando si presentano i risultati stratificati per classi di età, è importante considerare non solo le fasce di età più rappresentative della vita lavorativa, ma anche quelle legate ai cambiamenti ormonali e metabolici, che contribuiscono notevolmente all’aumento del rischio di malattie croniche legate all’età.

Questo nuovo approccio nell’assistenza sanitaria è fondamentale: valutare qualsiasi differenza di sesso e genere attraverso un’appropriata ricerca epidemiologica aiuta a raggiungere la cosiddetta “medicina di precisione“.

La stratificazione di genere è importante anche per un’attenta lettura dello stato di salute della popolazione. Se una malattia colpisce un sesso più dell’altro, può essere opportuno utilizzare strumenti diversi per contrastarne l’incidenza.

Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 sottolinea la necessità di maggiori sforzi per ridurre le disuguaglianze di salute, comprese quelle legate al sesso e al genere. Inoltre, identifica l’approccio di genere come una componente strategica della salute pubblica, con l’obiettivo di migliorare l’appropriatezza clinica degli interventi di prevenzione e promuovere e l’equità di accesso all’assistenza sanitaria.

Tutto questo conferma il ruolo fondamentale della ricerca epidemiologica nell’evidenziare le differenze tra uomini e donne nello sviluppo della malattia, nei sintomi e nella prognosi, nonché nelle reazioni ai farmaci e nell’accesso ai servizi sanitari. Non solo, ma evidenzia anche quanti ricercatori continuino a non tenere conto di queste differenze, trascurandole, presentando dati neutri o limitandosi a stratificare per sesso i dati neutri in un’analisi senza alcun approccio di genere.

Il fabbisogno formativo, oggi, di buona parte della classe medica e degli operatori sanitari è indubitabile. Così come la necessità di andare verso un cambiamento culturale di riduzione delle disparità dovute alle differenze di genere in sanità e di aumento dell’equità di accesso.

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