HIV: i serious game sono ben accetti dai giovani

Serious game for health

Come favorire l’engagement dei giovani nel riconoscere i comportamenti rischiosi per il contagio da HIV e comprendere le principali accortezze da adottare per prevenire l’infezione? Veicolare informazioni attraverso serious game opportunamente progettati per essere quanto più graditi possibile agli utilizzatori può essere la risposta giusta.

Con questo scopo ultimo i ricercatori americani della George Washington University hanno condotto uno studio per valutare se i giovani più a rischio di contagio da HIV potessero essere aiutati dall’utilizzo di serious game progettati ad hoc.

Secondo quanto pubblicato sulla rivista Games for Health Journal, i giovani più a rischio di infezione da HIV ritengono che l’utilizzo di serious game progettati e realizzati tenendo conto anche delle loro indicazioni può essere un valido strumento per veicolare messaggi importanti anche in termini di profilassi, in grado di superare lo stigma legato a una patologia fortemente legata alla sfera sessuale.

Le caratteristiche del serious game per la sensibilizzazione sull’HIV

Ma cosa deve avere di particolare un serious game per essere ben accetto dai giovani a rischio di infezione da HIV?

Si tratta di poche caratteristiche che, però, sono fondamentali per “fare presa” sul target da sensibilizzare.

Attraverso focus group condotti su una popolazione di età compresa tra 13 e 24 anni, che include sia soggetti eterosessuali sia appartenenti alla comunità lesbo gay e transgender, i ricercatori hanno potuto comprendere che un serious game con le finalità sopra descritte deve essere strutturato in modo tale da:

  • non obbligare il giocatore a definire il proprio orientamento sessuale;
  • non identificare il giocatore come “soggetto a rischio” in base alla propria profilazione;
  • proporre situazioni quanto più possibile vicine alla realtà vissuta dai giocatori. Ad esempio, il gioco deve prevedere che la possibilità di personalizzare quanto più possibile l’avatar del giocatore . O, ancora, il percorso di gioco deve prevedere situazioni in cui i giocatori possano iniziare relazioni sessuali (virtuali) anche al primo incontro.

Recependo i principali suggerimenti emersi dai focus group, i ricercatori hanno così creato un gioco di ruolo che ricrea situazioni verosimili alla vita quotidiana degli utilizzatori. I giovani possono simulare incontri virtuali con i propri coetanei e mentre il gioco, lungo l’evoluzione della relazione virtuale, restituisce messaggi di allarme quando si creano situazioni che potrebbero favorire il contagio.

Apertura al mondo social per favorire l’engagement

La maggior parte del campione di giovani coinvolto nello studio dei ricercatori americani ha dichiarato di fare uso frequente dei social media, da Snapchat a Instagram.

Una evidenza che ha fatto riflettere sull’opportunità di rendere questo serious game condivisibile dai giocatori attraverso le principali piattaforme social.

Si tratterà del prossimo stadio dello studio, scrivono nel paper. Aver legato informazioni sulla prevenzione dell’HIV a un sistema di gioco altamente coinvolgente potrebbe favorire lo sharing del gioco stesso tra i coetanei frequentatori dei social network e, in ultima analisi, diffondere la cultura dell’adozione di comportamenti prudenti. Oltre che della necessità di effettuare i test per valutare la propria sieropositività.