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Patient engagement: tra il dire e il fare…

Se il patient engagement è il nuovo “farmaco blockbuster”, perchè non vediamo effetti speciali?

Se lo è chiesto un team di ricercatori del Dartmouth Institute for Health Policy and Clinical Practice e della Berkeley School of Public Health che ha condotto uno studio progettato per per capire meglio come il coinvolgimento e l’attivazione del paziente (Pae) – definizione degli obiettivi, colloqui motivazionali e processo decisionale condiviso – vengono integrati nella pratica clinica.

Ciò che hanno riscontrato è stato un’opinione diffusamente positiva rispetto alla Pae tra gli operatori sanitari intervistati, ma una comprensione molto più ridotta di ciò che significa patient engagement degli strumenti e degli approcci utili alla sua realizzazione.

Nel lavoro scientifico “How do healthcare professionals working in accountable care organisations understand patient activation and engagement? Qualitative interviews across two time points” pubblicato nel 2018 su BMJ Open, gli esperti americani hanno identificato quattro temi dominanti emersi durante il loro lavoro di indagine presso gli operatori sanitari. Questi ultimi erano a conoscenza dell’acronimo Pae e del suo significato, lo valutavano positivamente come approccio, ma avevano una comprensione limitata delle specifiche tecniche di engagement e attivazione del paziente – come ad esempio la definizione degli obiettivi, i colloqui motivazionali e il processo decisionale condiviso – e ammettevano di conoscere solo relativamente gli approcci utili alla sua attuazione.

Mentre la maggior parte degli intervistati ha espresso opinioni positive sulla Pae e la maggior parte si è sentita sicura nel rispondere alle domande sui concetti e sulle opportunità offerte da questa tecnica, molti ne avevano una comprensione limitata, descrivendola in modi imprecisi e incompleti rispetto alle definizioni ufficiali. Alcuni medici, ad esempio, hanno descritto la “definizione degli obiettivi” come la semplice assegnazione di obiettivi clinici ai propri pazienti, come la perdita di una certa quantità di peso entro un periodo di tempo. Altri spesso non sono riusciti a distinguere la differenza tra i materiali educativi per il paziente e gli strumenti studiati ad hoc per aiutarlo a valutare le differenze di differenti opzioni di trattamento.

Ma a cosa era dovuta questa riconosciuta limitata applicazione della Pae? Secondo gli operatori sanitari in primis le cause erano da cercarsi nei bassi livelli di supporto amministrativo e nella mancanza di tempo, oltre alla carenza di mancanza di conoscenza dettagliata e di formazione nelle tecniche di patient engagement.

Oltre a ciò, i ricercatori hanno identificato anche casi di distorta percezione delle proprie capacità rispetto al patient engagement da parte dei medici. Quello che in gergo si chiama effetto Dunning-Kruger portava individui poco esperti a sopravvalutare le proprie abilità. Viceversa soggetti davvero competenti tendevano a sottostimare la propria reale competenza.

Se questa era la situazione negli Usa 3 anni fa, quanto sarà indietro il nostro Paese?.

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