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Patient activation e patient engagement

Anche se utilizzati spesso in maniera interscambiabile, “patient activation” e “patient engagement” sono in realtà due concetti diversi, benché strettamente connessi.

Se per patient activation si intende la conoscenza, le competenze e la volontà del paziente di gestire la propria salute e percorso di cura, quello di patient engagement è un concetto più ampio, che include l’attivazione del paziente ma anche gli interventi volti ad aumentarlo, le azioni ed il comportamento del paziente che ne deriva. (1)

L’attivazione del paziente si concentra, quindi, sul livello di alfabetizzazione sanitaria della persona con patologia, tuttavia raramente avviene in maniera automatica.

Molto spesso i pazienti fanno fatica a comunicare o ad ottenere dagli operatori sanitari informazioni adeguate che gli consentano di prendere le migliori decisioni rispetto alle possibilità di cura e trattamento. Questo fa sì che si generi nei malati una scarsa fiducia verso le proprie scelte.

Aumentare l’attivazione del paziente è un prerequisito per aumentare il patient engagement. Pazienti ben informati e fiduciosi, dunque quelli che sono più “attivati”, risultano essere, infatti, maggiormente in grado di gestire il proprio percorso di salute.

Lo studio

La ricerca americana Change in Patient Activation and Mental Illness Symptoms After Communication Training: A Multisite Study With a Diverse Patient Sample (2) ha esplorato l’effetto degli interventi del clinico sull’attivazione del paziente affetto da disturbi mentali, indagando anche la relazione tra sintomi e attivazione in un campione clinico etnico/ razziale diversificato.

Da quanto è emerso, gli interventi clinici progettati per aumentare la comunicazione e l’alleanza paziente- clinico contribuiscono a ridurre l’ansia dei pazienti, incoraggiando lo sviluppo della motivazione del malato a gestire la propria salute e assistenza sanitaria. Tuttavia, dovrebbero essere presi in considerazione nell’ambito di continui sforzi volti a ridurre le disparità di salute mentale etnico/razziale.

Sottovalutando il bisogno di informazioni dei pazienti meno comunicativi, infatti, risulta che i medici a volte dedicano meno tempo a fornire informazioni su malattie e opzioni terapeutiche ai pazienti meno attivati, molti dei quali appartengono a minoranze etnico/razziali. (3)

I medici della salute comportamentale si trovano a dover affrontare nuove esigenze di connessione con i pazienti di diversa provenienza, con costumi e valori diversi. I ricercatori raccomandano, quindi, corsi di formazione regolari per integrare nella loro pratica uno stile collaborativo di “comunicazione aperta” verso le persone con patologie, con l’obiettivo di migliorare l’attivazione del paziente.

Progettare interventi personalizzati culturalmente sensibili per incoraggiare i pazienti ad assumere un ruolo attivo nel proprio percorso di cura è essenziale per favorire il patient engagement.

  1. Stephen Shortell, “Patient Engagement, Activation & The ACO: An Early Assessment,” Center for Healthcare Organizational Innovation Research at UC Berkely (December 4, 2015).
  2. Mengchun Chiang, Ph.D., Janet Chang, Ph.D., Ora Nakash, Ph.D, et al: Change in Patient Activation and Mental Illness Symptoms After Communication Training: A Multisite Study With a Diverse Patient Sample.
  3. Aggarwal NK, Pieh MC, Dixon L, et al.: Clinician descriptions of communication strategies to improve treatment engagement by racial/ethnic minorities in mental health services: a systematic review. Patient education and counseling 99:198–209, 2016

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