Farmacia narrativa: punto fermo della costellazione “Sanità”

Patient engagement

Sperimentare nuovi canali comunicativi tra farmacista ospedaliero e paziente offre opportunità per rinvigorire la professione e aprire nuove prospettive di salute. A colloquio con Maria Faggiano, dirigente Aou Policlinico Consorziale di Bari.

<<La farmacia narrativa può diventare una risorsa nella misura in cui riesce a trasformare la “postura”, spesso un po’ ingessata dei farmacisti costretti a dedicarsi a tematiche gestionali, in una postura di ascolto e di comprensione, ma anche di esternazione dei propri vissuti professionali i tema di salute, interfacciandosi con pazienti e colleghi. La farmacia narrativa invita, infatti, i farmacisti alla creatività interiore, ad attingere a questa risorsa che tutti abbiamo e che più che mai in tempi straordinari, ossia fuori dall’ordinario come l’attuale, può aiutarci, per far ritrovare il senso del lavoro di cura attraverso la cura della professione e la conoscenza dei pazienti che si narrano e vivono la loro malattia con i farmaci. L’adozione di una postura narrativa, pertanto, diventa necessaria perché “permette di sperimentare nuovi canali comunicativi e di allenare quelli che già usiamo>>. Così ha affermato Maria Ernestina Faggiano (componente del direttivo Sifo e dirigente Farmacista dell’ospedale Policlinico Consorziale di Bari) , insieme a Daniela Scala (dirigente Farmacista presso l’Uosd Medicina Nucleare dell’azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli) in occasione del Congresso Sifo 2020, che ha ospitato una sessione dedicata proprio alla farmacia narrativa. Cerchiamo di capire di che si tratta insieme alla Dr.ssa Faggiano, farmacista ospedaliera da anni impegnata in questa disciplina.

Dottoressa, per spiegare la farmacia narrativa, iniziamo con dire cosa non è…

Innanzitutto, non è uno sfogo o una lamentela dei farmacisti e di chi all’università aveva pensato di fare lo scienziato e invece si ritrova a dispensare prodotti, con tutte le problematiche che sottendono a questa attività che sembra semplice, ma che semplice non è.

Non è nemmeno un modo per sentirsi autorizzati a dire che le cose non vanno bene. Non è un modo per opporsi con faciloneria agli studi registrativi sui farmaci. Anzi grazie alla farmacia narrativa si può fare crescere, migliorare e completare la comprensione degli studi clinici, che devono restare sempre la strada che il farmacista clinico deve seguire.

Ancora, la farmacia narrativa non è una forma di opposizione alla grande medicina narrativa. Il farmacista è parte del grande mondo della medicina, della salute, della Sanità. Quando di parla di metodologia della narrazione sarebbe più corretto dire che si fa sanità narrativa, infatti, con tutte le sfaccettature del caso, che variano con il variare del professionista della salute: medico, infermiere, tecnico, farmacista e così via.

Allora che cos’è la farmacia narrativa?

La farmacia narrativa è una parte della Sanità narrativa. È un modo per approfondire e per mettere in luce le peculiarità del farmacista, i suoi desiderata, la sua missione, il suo vissuto professionale. Infatti non bisogna dimenticare che quella del farmacista è sì un’attività ancillare rispetto ad altre professioni sanitarie, che talvolta portano lontane dal paziente, ma ha necessità di essere alimentata anche da piccole o grandi introspezioni, che la farmacia narrativa può consentire. 

Passando alla prospettiva della narrazione del paziente, che differenza tra farmacia narrativa e altre tecniche, come il patient-reported outcome?

In comune ci sono i questionari, che sono tuttavia diversissimi. In particolare, la farmacia narrativa utilizza, accanto alla narrazione, lo sviluppo di questionari, in parte strutturati per definire un setting e in parte semi-strutturati, per capire come il paziente si è trovato lungo il suo patient journey anche nelle relazioni con persone con cui ha avuto a che fare e con i luoghi sanitari frequentati.

Qual è l’utilità e quali sono le potenzialità della farmacia narrativa?

Le applicazioni della farmacia narrativa sono molto pratiche. L’ascolto di coorti di pazienti permette, ad esempio, se necessario, la rimodulazione della terapia. Attraverso il counselling, strumento propulsore per la narrazione ed il ” teach-back”  il farmacista acquisisce informazioni sul paziente e la sua terapia e ne trae conclusioni utili al miglior utilizzo delle terapie. E’ proprio qui la differenza tra medici/farmacisti e psicologi: i primi rendono le narrazioni strumento per gestire al meglio la farmaco. La farmacia narrativa è anche un potente aiuto nel tenere in equilibrio i rapporti tra tutti coloro che gravitano nel sistema sanità. Lo ha confermato anche Maria Giulia Marini, direttore Area Sanità presso Istud, durante la sua relazione all’interno del XLI congresso Sifo che ha descritto la Sanità come una costellazione all’interno della quale si deve mantenere la posizione di alcune stelle.

Parlando proprio del congresso Sifo, quale valore aggiunto ha portato alla farmacia narrativa?

Il primo grande successo è dato dall’aver costituito una sessione del congresso dedicata proprio a questo argomento, che ha permesso ai farmacisti ospedalieri di andare oltre il consueto mondo delle gare, della galenica, della sperimentazione clinica tradizionale.

Inoltre è stato possibile far conoscere ai colleghi questo tipo di attività che, dai dati di ritorno, si evince che sia  stata molto  apprezzata. Siamo riusciti a stimolare la speranza e un nuovo vigore per il futuro della professione del farmacista ospedaliero, facendo comprendere che gli studi di farmacia narrativa devono essere valutati dai comitati etici ed avere pari dignità degli Rct.

Sifo è stata molto soddisfatta dell’aver aperto a questo argomento ed è convita di dover procedere su questa strada il cui percorso è iniziato 5 anni fa, ma che sta già dando i suoi frutti.